A poco più di un mese dal voto si delineano, anche se con enorme ritardo, i profili dei partiti e delle coalizioni che si presenteranno alle elezioni.
L'ARABA FENICE
Centro-sinistra (PD + SEL + Socialisti). Candidato premier: Pier Luigi Bersani.
Dopo le deludenti performance del Partito Democratico durante gli anni del governo Berlusconi, Pierluigi Bersani è stato in grado di far risorgere il partito dalle ceneri, riconquistando poco a poco la fiducia degli elettori. Una rimonta sicuramente aiutata dallo spirito di lealtà e responsabilità dimostrato durante l'esperienza del governo Monti, ma anche dagli errori del passato.
In una fase difficile per l'Italia, caratterizzata da crisi economica, antipolitica e governi tecnici, Bersani ha dimostrato grande tenacia nel tenere assieme il PD, che molti davano per spacciato, costruendo un'immagine di sè responsabile e e in grado di unire.
Fondamentale il passaggio dalle primarie e lo scontro con Renzi, prova questa di un costruttivo spirito di dialettica interna, che ha definitivamente scongiurato l'idea di un PD litigioso e pronto a spaccarsi. Sapendo coniugare le varie anime del partito, Bersani ha inoltre dimostrato credibilità di fronte al suo elettorato, ispirando quindi fiducia come possibile leader. Strategica la scelta di isolare Di Pietro, tenendo invece con sè Nichi Vendola. Buono anche lo smarcamento da una possibile alleanza con i centristi di Casini, il cui risultato sarebbe stato una perdita di identità e soprattutto di voti.
Uno dei nodi più insidiosi è però la scarsa argomentazione e forse poca chiarezza su alcuni temi fondamentali come: riforma del lavoro, liberalizzazioni e diritti civili. Altra insidia prima del voto è anche quella di saper effettivamente amalgamare le anime più radicali della coalizione alla Vendola e Fassina con quelle più centriste e moderate come Enrico Letta. Qualche dichiarazione fuori posto dei primi due potrebbe infatti insidiare l'unità del gruppo e rievocare l'incubo Unione del 2006. Per evitare questi rischi sono necessari un programma forte e chiaro, un leader deciso e una vittoria certa sia alla Camera che al Senato.
Ottimo il presidio costruito nel corso degli anni sui social network (notevole il canale YouTube) così come lo slogan "L'Italia Giusta", con una bella foto del candidato premier che appare molto più deciso e sicuro rispetto ai manifesti in bianco e nero e maniche di camicia di due anni fa, sicuramente più adatte a un cimitero (vedi il confronto sotto). La presenza sui mezzi di comunicazione tradizionali è un pò scarsa, anche se, per non bruciare troppi colpi a più di un mese dal voto, le media relations del candidato premier potrebbero riservare qualche sorpresa nelle battute finali.
Geniale l'invito a pranzo a Renzi (era ora!). Il gesto interpreta lo spirito di cambiamento chiesto da molti nel corso delle primarie, in grado di soddisfare l'anima giovane dei democratici. Un pò come Barack Obama ed Hillary Clinton nel 2008, seppellite le asce di guerra, i due uomini delle primarie si rimettono assieme per vincere ed insidiare il terreno elettorale moderato. Ottima la scelta di tenere lontano dai riflettori i vecchi e ingombranti uomini di partito che hanno invece fatto perdere consensi e credibilità al PD. Sempre ottima la scelta di candidare Piero Grasso, che diventa simbolo di legalità e antimafia, anche se non intaccherà più di tanto il parco voti di Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia.
Consiglio: dare più l'idea di essere un movimento, oltre che una forza politica istituzionale e seria, creando eventi all'aperto e in grado di abbracciare la società civile. Attenzione infine a gestire il listino e ai nomi che ci finiranno dentro. L'insidia dei dinosauri di partito è sempre dietro l'angolo e in grado di minare il buon risultato ottenuto finora. Proprio da quei dinosauri sono venuti fuori i guai giudiziari di Lusi, Penati e Tedesco.
Intenzioni di voto:
Partito Democratico 33%
Sinistra Ecologia e Libertà: 6%
Altri di centro-sinistra: 3%
Totale coalizione: 42%
Fonte: Istituto Piepoli
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AV
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