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martedì 7 maggio 2013

Il potere logora chi non ce l'ha

"Il potere logora chi non ce l'ha". Forse è la più celebre tra le tanti frasi maturate nei 94 anni di vita del Divo, se non la frase che racchiude l'essenza di un personaggio così controverso. E d'altronde di quel potere che logora gli altri, Giulio Andreotti ne ha avuto abbastanza: padre costituente, sette volte presidente del consiglio, ventidue volte ministro della repubblica. Con un curriculum come questo non sorprende affatto che i principali siti di informazione stranieri abbiano dedicato quest'oggi almeno un pezzo alla sua figura. Segno questo, che chi è venuto a mancare in data 6 maggio 2013 è ed è stato un pezzo della storia d'Italia. 


Inutile negare che da sempre luci ed ombre si sono addensati sulla figura di Giulio Andreotti, anche se su queste ultime è davvero difficile proporre una valutazione finale e oggettiva. I presunti rapporti con la mafia, il fitto sistema di potere della DC negli anni della prima repubblica, e poi l'omicidio Pecorelli e i rapporti con Sindona e Licio Gelli. Ci sono atti ufficiali che forse aiuterebbero a chiarire queste zone. Ma uno statista come Andreotti va anzitutto ricordato per le sue luci. Ha portato l'Italia nel sistema atlantico (anche se su questo ho una mia personale teoria) e a far parte di un blocco di potere internazionale che ha caratterizzato tutto il dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino. Espressione di una cultura politica, quella della DC, di forte ispirazione europeista, che ha unificato e ricostruito il paese dopo le macerie lasciate dal fascismo, Andreotti rappresenta comunque i 40 anni della nostra storia nazionale in cui siamo cresciuti come paese.
Avrebbe potuto fare di più? Forse. La scarsa cultura democratica nel modo di prendere le decisioni che contraddistingue da sempre la politica italiana può darsi che abbia portato a scelte sbagliate con conseguenze sbagliate sull'Italia che sarebbe venuta negli anni '90. Mi riferisco al debito pubblico italiano di cui molti attribuiscono la creazione alla Democrazia Cristiana.
Ma tra debito pubblico e scarsa cultura di democrazia partecipata, per dirla come Cirino Pomicino, solo chi fa qualcosa sbaglia. Chi non fa niente di sbagli non ne commette nemmeno uno. Ai posteri l'ardua sentenza!


AV

domenica 4 novembre 2012

Non poteva non sapere!

L'Italia è un paese dove domina sovrana una visione della politica che sembra più una partita di calcio. Un'arena dove il gusto di fottere la squadra avversaria trionfando agli occhi di tutti come il vincitore è più forte di ogni tentazione. Per carità, non che in politica non esistano vincitori e vinti. Il fatto è che per decretarli ci sono le elezioni, finite le quali gli eletti hanno il dovere di governare e di farlo bene. Nelle democrazie normali funziona così. In Italia, invece, i nostri politici credono di vivere in una perenne campagna elettorale, più impegnati in risse da pollaio che a governare. Nell'ultimo anno le cose sono andate un pò diversamente, e l'insofferenza della politica è lì dietro l'angolo. Dover stare meno negli studi televisivi e più nelle commissioni parlamentari, parlare meno e fare di più: che tortura! Quello che non hanno capito è che l'ultimo anno trascorso è solo l'antipasto della buona politica. E negli ultimi 20 anni di buona politica nemmeno a parlarne! Abbiamo un debito pubblico malato di elefantiasi, servizi pubblici scadenti, siamo fanalino di coda rispetto al resto delle economie avanzate: basti pensare a Piazza Affari la cui performance è scesa dal nono al ventesimo posto nel giro di 10 anni (anche Madrid ha fatto meglio). La cosa ancor più triste è che, dopo tutti i soldi spesi per mantenerli, per fare quattro riforme alla sbrigativa i nostri politici hanno addirittura dovuto chiamare dei tecnici. Manca poco che anche la legge elettorale la faccia il governo per decreto per incapacità nel mettersi d'accordo. E così, il vero spreco è aver pagato della cattiva politica così profumatamente, e quel che peggio con i nostri soldi. Quei soldi che sono ormai l'unica ragion d'essere di ogni politico, dal consigliere provinciale a quello regionale, passando per gli scranni più alti. Soldi e potere che hanno fatto entrare nelle stanze del palazzo gente priva di ogni onore: altro che "onorevoli"! Certo, non siamo tutti uguali. Fare di tutta l'erba un fascio è un reato. Ma come ci insegna il padre politico di questa Italia, Giulio Andreotti, "a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". 

E così, quando scopriamo che anche le verginelle della poltica hanno preso a piene mani soldi destinati alla vita pubblica (che poi quanto cacchio ci deve costare sta vita pubblica di scarsissima qualità) viene proprio la tentazione di fare di tutta l'erba un fascio. Ho votato Di Pietro e ho militato in quel partito con una tessera che ho tenuto per un solo anno (per fortuna, mi sento di dire adesso). Scoprire che nessuno è immune da quel vecchio verme italiano chiamato inciucio, casta, corruzione o più comunemente mancanza di rispetto per gli altri, fa pensare che non basterà una terza repubblica o un Monti bis per estirpare il grande cancro di questo paese. Non poteva non sapere, tuonava Tonino in toga contro Bettino Craxi durante gli anni di mani pulite. Così come, sempre in quegli anni, fuori dall'hotel Raphael il giovane Franco Fiorito - detto "er Batman" - tirava le monetine contro Craxi.  

Giovani rampanti e pieni di ideali. Oggi, maturi ed esperti, ... non potevano non sapere!

AV