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domenica 23 dicembre 2012

Ecco i provvedimenti che questa legislatura non ha mai approvato!

E' stata persa un'occasione! Quante volte durante il corso di quest'ultimo anno, di fronte allo scadere della legislatura e all'inazione del nostro parlamento su alcune questioni fondamentali, abbiamo sentito pronunciare questa frase. Ci avevamo sperato, eppure di fronte all'emergenza ci nessun atto di solidarietà è arrivato da parte dei nostri parlamentari. In effetti, sarebbe stato come chiedere a un ladro di tagliarsi tutte e due le mani. Impensabile chiedere a questa classe di nominati di rinunciare alle proprie rendite di posizione. Mentre è avvenuta con evidente celerità tutta quella serie di provvedimenti che prevedevano nell'immediato una rinuncia economica per i cittadini italiani. D'altronde, con uno spread schizzato a oltre 570 punti base nei confronti dei bund tedeschi bisognava dare una risposta per ridurre la quota di interessi da noi dovuta agli investitori. La cosa più immediata da fare era far pagare il prezzo ai comuni cittadini. 
Nel frattempo, tutta una serie di misure necessarie, e che avrebbero potuto portare qualche soldo in più nelle casse dello stato, non hanno mai visto la luce. 

Ecco l'elenco:


  • Taglio degli stipendi parlamentari: un provvedimento dovuto, per equiparare le indennità ai nostri rappresentanti a quelle dei loro colleghi europei. Le somme recuperate sarebbero servite a dare maggiori risorse ai giovani e invece per l'ennesima volta il provvedimento è finito su un binario morto;
  • Riduzione del numero dei parlamentari: anche questo provvedimento, che avrebbe dovuto riportare il nostro paese in linea con gli altri paesi europei nel rapporto popolazione/parlamentari (ci supera solo il Regno Unito), è morto. Per ridurne il numero si era addirittura pensato alla creazione di una commissione ad hoc che avrebbe di fatto aumentato il numero dei soggetti presenti in parlamento;
  • Legge elettorale: con l'abolizione delle preferenze e un parlamento di nominati, ridare voce agli elettori era un atto dovuto. Non aver abolito questa legge in questa legislatura, più che un'occasione persa è stato reiterare nuovamente la porcata;
  • Ddl svuota carceri: a nulla è servito lo sciopero della fame di Pannella! Nemmeno la minaccia di morte dell'esponente radicale è riuscita a far approvare un disegno di legge che avrebbe dato grande prova di civiltà oltre ad essere un gesto generoso da parte del parlamento in prossimità delle feste natalizie. Anche qui, «sarebbe stata una pagina bellissima», secondo le parole del ministro della Giustizia, Paola Severino. Purtroppo, ci limitiamo a constatare l'ennesima occasione persa;
  • Taglio province: a causa di una pioggia di emendamenti in commissione affari costituzionali al Senato, è saltato anche il taglio di alcune province. Un'occasione per riorganizzare la macchina dello stato, e che la politica ha percepito come un modo per vedersi sottratti consensi e poltrone;
  • Tassa sui grandi patrimoni: togliere ai ricchi per dare ai poveri? Non sia mai. Anche qui, provvedimento non pervenuto.
AV

sabato 31 dicembre 2011

Ma è così sporca la lobby?

Il Congresso americano a Washington
Ormai da qualche tempo la parola lobby è entrata di diritto a far parte del nostro vocabolario. Ma quanti sanno cosa significa questa parola di origine anglosassone vista spesso come qualcosa di sporco e negativo?
Il dibattito sull'etimologia del termine è molto acceso. C'è chi fa derivare il termine dal latino medioevale lobia ovvero loggia; altri la fanno risalire all'Alto-Tedesco lauba, che significava deposito di documenti; infine, in epoca più recente, il termine lobby è servito ad indicare l'anticamera del Parlamento inglese in cui i deputati d'oltre Manica ricevevano vari gruppi di pressione. E' quindi con quest'ultima accezione che il termine lobby è entrato a far parte del vocabolario comune. In realtà per lobby si intende qualsiasi gruppo organizzato in grado di esercitare pressione presso le istituzioni per la tutela dei propri interessi. Più propriamente si intende la pratica del lobbying come rappresentanza legittima dei propri interessi. Chiunque, insomma, può fare attività di lobbying, un'associazione, un'impresa o un ONG, purché rispetti la legge. Ecco un esempio per capire meglio cosa si intende per rappresentanza dei propri interessi. Se per assurdo, il Parlamento italiano stesse per varare una nuova legge che proibisce la vendita di cioccolata al fine di tutelare la salute dei bambini, le aziende che producono cioccolata si organizzerebbero per far sì che quel provvedimento non passi in Parlamento. Per farlo dovrà esercitare il proprio potere di persuasione, facendo pressione sul legislatore e convicendolo dell'inutilità di quella legge. In questo modo, l'impresa sta tutelando i propri interessi legittimi e cioè produrre cioccolata e non vedersi costretta a chiudere bottega. Il caso è estremo perchè ci sarebbero altri interessi in conflitto, quello della salute pubblica, per esempio, che formalmente ispira e legittima il provvedimento. Tuttavia, il caso è esemplificativo del fatto che chiunque abbia un interesse legittimo può rappresentarlo presso il legislatore. Fare lobbying significa quindi guidare le istituzioni pubbliche ad una migliore comprensione della realtà. Le aziende produttrici di cioccolata potrebbero convincere il legislatore del fatto che, se la legge che impedisce la produzione di cioccolata passasse, molte persone perderebbero il proprio posto di lavoro. Potrebbero persuadere i parlamentari che esistono prodotti più dannosi della cioccolata in grado di pregiudicare la salute dei bambini e così via. Il caso appena prospettato non costituisce reato, anche se presuppone una certa regolamentazione e trasparenza l'avvicinamento al legislatore da parte dell'azienda. Al Parlamento europeo, per esempio, esiste un registro di persone che fanno lobby per conto di aziende o associazioni e che possono chiedere un appuntamento con gli eurodeputati per esporgli la propria posizione su una legge nella più totale trasparenza. Lo stesso avviene nel mondo anglossassone, sia nel Congresso americano che nella Camera dei Comuni inglese. In Italia, purtroppo la professione del lobbista è poco nota e spesso ha assunto una connotazione negativa, dato che per lobbista si intende un affarista che tenta di aggirare la legge. Si pensi ai vari Bisignani o alle varie loggie P2 e P3 con comitati di persone che tutto vogliono tranne che motivare la legittimità dei propri interessi di fronte al legislatore.

Il lobbying non è quindi nulla di sporco. Presuppone però la maturità di un paese ad accogliere come legittimo il fatto che imprese, associazioni di categoria o qualsiasi gruppo in grado di organizzarsi possa convincere il legislatore della bontà delle proprie motivazioni in difesa di un loro interesse.
Per quanti volessero approfondire l'argomento, consiglio il libro di Fabio Bistoncini - tra i più affermati professionisti del lobbying in Italia - che con il suo Vent'anni da sporco lobbista ha descritto con impeccabile precisione cos'è la fantomatica lobby e quanto "sporco" sia il mestiere del lobbista.

AV

sabato 19 novembre 2011

Super Mario Monti

Il governo Monti durante il giuramento al Quirinale
Già battezzato sia alla Camera che al Senato, il nuovo governo è da oggi al lavoro. Quello che adesso i cittadini italiani si chiedono però è se veramente il professor Mario Monti riuscirà a governare questo paese e ad attuare le riforme necessarie ad evitare il default dell'Italia. Una domanda importante, ma la cui risposta non può che venire dal Parlamento. Sì, perchè nonostante la testa del nostro corpo istituzionale stia regalando un'ottima performance (Presidenza della Repubblica e Presidenza del Consiglio, Monti e Napolitano per intenderci), l'approvazione delle leggi è ancora affidata al Parlamento. Lo stesso Parlamento che votò a maggioranza la tesi per cui Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak. Lo stesso Parlamento ridotto sempre più spesso ad una latrina di urla e insulti. Proprio quel Parlamento che dovrebbe votare abolizione dei cosiddetti privilegi della casta, il taglio delle provincie, una buona legge sul conflitto di interessi, una tassa sui grossi patrimoni, la liberalizzazione di servizi e professioni, l'eliminazione di corporazioni, insomma tutto quello che servirebbe ad ammodernare l'Italia. Ce la farà proprio QUESTO Parlamento? Domanda troppo ardua. Allo stato attuale, c'è un problema di classe dirigente e politica enorme, e l'avvento di Super Mario non lo risolverà di certo. Si può andare avanti a colpi di decreti legge, decreti ministeriali o decreti legislativi? Difficile dirlo, senza una maggioranza convinta su cosa votare. Inoltre sarebbe come spogliare il Parlamento e metterlo là a fare la bella statuina. E allora? Cosa c'è di nuovo sotto il sole? Nulla o quasi. L'unica vera novità su cui possiamo contare, dati alla mano, è che non abbiamo più un governo di nani e ballerine contornato dal folklore eccentrico di fantomatici padani. Abbiamo finalmente un governo serio e degno di questo paese. Si soprendono tutti a vedere i neoministri zelanti e silenziosi, inadatti a fare smorfie o proclami da piazza. Non eravamo abituati da troppo tempo a personalità del genere. Ci sentiamo un pò come su Marte? Siamo davvero degni di un governo così? Stiamo sognando? No signori è la realtà. Nei paesi seri, i governi sono proprio così!   

AV

venerdì 6 agosto 2010

Osteria Montecitorio

Alcuni momenti topici della classe politica italiana
Durante il voto sulla sfiducia al sottosegretario Caliendo se ne sono viste delle belle. A poco più di due anni dalla caduta del governo Prodi, i nostri dipendenti politici continuano a trattare il Parlamento come l’osteria del porto. Chi non ricorda l’allora senatore Nino Strano con mortadella e spumante in aula alla caduta del governo di centrosinistra, pulloverino rosso sulle spalle stile passeggiata domenica sera a Taormina. Un gesto futurista. Dannunziano, forse. Cafonal, aggiungerei. “Checca squallida”, urlò al senatore Cusumano che si apprestava a votare la fiducia al governo Prodi. Mah!? Non entrerà mai più in Senato, tuonò qualcuno dell’area finiana. In Senato no, ma nella giunta regionale siciliana come assessore al turismo sì. Per non parlare del fatto che il signore abbia un procedimento penale in corso per abuso d’ufficio durante la sua attività nella gloriosa e vulcanica giunta catanese di Umberto Scapagnini.

L'altro ieri il sequel della saga. Inutili i richiami del Presidente della Camera - boni che “siamo in diretta televisiva” (chissà cosa avviene quando non lo sono). Ritegno e pudore sono ormai banditi a Montecitorio e a Palazzo Madama. L’onorevole - ovvero uomo degno di onore e di rispetto - Martinelli (Pdl) lancia all’ex collega Di Biagio (Futuro e Libertà) la tessera che i deputati usano per votare. «Merde, merde, sono delle merde...» dice prima di uscire dall’aula, rivolgendosi ai finiani. Mentre, nella foto che lo immortala qualche istante prima, pare dire: «ti faccio un culo così». Altre fonti gli attribuiscono la frase: «ti faccio un culo a tarallo». Che tenero! Daniela Santanchè, intanto, viene inquadrata mentre rientra in aula. Ha un'aria stordita. Si sistema i capelli quasi avesse ricevuto un ceffone in Transatlantico. Entra Silvio. Subito gli si avvicina il deputato leghista Gianluca Bonanno, suo collega cabarettista noto per le performance a Pomeriggio 5 (trasmissione di approfondimento dell’ignoranza di Canale 5). Gli stringe la mano con ammirazione (forse per i duetti con Apicella). Applausi. Cori da stadio. “Silvio, Silvio”, gridano i berluscones. “Duce, Duce” grida un gruppo di nostalgici. I leghisti non sono da meno. Loro che sono nati a Pontida, dove lo si ha sempre duro, inneggiano a Bossi, leader maximo della rivoluzione padana (mai rivoluzione fu così lenta a farsi). Che estasi! Per gli amanti del calcio e delle risse questa sì che è politica. Donne parlamentari (Saltamartini, Pdl) che danno pugni ad onorevoli di sesso maschile (Barbato, Idv ). Per non parlare dei vaffa e vada a farsi fottere di Vendola e D'Alema a Ballarò.
La mozione non passa. Si discute di governicchi e governi di transizione. Nasce la nuova area di responsabilità. Quella fatta dai partiti che ospitano i Cuffaro. Di quelli che invocano la moralità in politica mentre si riprendono il catanese Strano tra le proprie fila. Insomma, un vero e proprio fronte della responsabilità! 

AV