Quando iniziò nel 2008 la nuova legislatura, fu chiaro sin da subito che le tanto decantate riforme, la fase costituente e le grandi promesse della campagna elettorale erano soltanto un'operazione di facciata. Oggi, a distanza di cinque anni, assistiamo allo stesso identico scenario. Al di là della populista restituzione dell'IMU, il nuovo esecutivo ha tutto il sapore di un déjà vu targato Pdl dove, al di là delle buone intenzioni del premier Letta, la sensazione di essere in una perenne campagna elettorale non sembra essere scomparsa. E così, anziché occuparsi della riduzione dei costi della politica, di dimezzamento dei parlamentari e di contributi ai partiti, ormai diventati dei feticci del movimento di Grillo, il tema della giustizia sempre prendere il sopravvento sull'agenda del governo. Perché scrivo questo? Il motivo è semplice. A distanza di 5 anni e nonostante la nuova legislatura, il paese è ancora una volta incatenato ai guai giudiziari di Berlusconi. La manifestazione di Brescia dello scorso sabato che da convention elettorale si è trasformata in attacco alla magistratura, il testo sulle intercettazioni targato Alfano, Nitto Palma alla commissione giustizia, non sono altro che delle mine sull'attuale governo. La prova provata, insomma, che più che la stabilità del paese ciò che interessa al Pdl sono le vicende giudiziarie di Berlusconi. Se nei prossimi mesi, infatti, Berlusconi venisse condannato, riforme costituzionali, impegni con l'Europa e occupazione giovanile andrebbero letteralmente a farsi friggere. Così come avvenne nel 2008, quando più della metà della legislatura venne incentrata sul tema della giustizia, rischiamo davvero che si ripetano le condizioni per perdere il tempo - ormai esaurito - necessario a ridurre lo spread finanziario, economico, sociale e lavorativo con le economie europee più sviluppate.
Dopotutto, il ventennio "burlesquoniano" non è ancora terminato, nonostante le buone intenzioni di voltare pagina. Il fatto che quasi il 30% degli italiani abbia ancora dato fiducia al leader del centrodestra autorizza di fatto il Pdl ad usare la propria golden share sul governo Letta per sistemare gli affari del suo leader. Sarà pure una farsa il processo Ruby, ma anche nella peggiore delle farse greche vi era sempre un finale tragico! Nel nostro caso, il rischio è che Berlusconi e i suoi processi trascinino nel baratro il governo Letta e quindi l'intero paese.
Anche perché, parliamoci chiaro, l'ipotesi della nomina a senatore a vita per risolvere i guai giudiziari del cavaliere, già teorizzata anni fa da Rino Formica, sarebbe l'ennesimo atto di una farsa che dura da vent'anni.
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