Sarà proprio questo, “11 settembre dieci anni dopo”, il titolo di molti libri, documentari e pezzi giornalistici che leggeremo o abbiamo letto in queste settimane a cavallo della data maledetta. Un giorno entrato con forza nella storia dell’umanità. Al pari di Hiroshima, di Auschwitz, così come della Rivoluzione francese, anche l’11/9 è entrato nei libri di storia.
Tuttavia, come spesso accade, la storia si costruisce col senno del poi. Vanno fatti dei bilanci, delle valutazioni che solo il tempo può permetterci di fare. Esperti ed opinionisti in questi giorni si stanno affannando a commentare, analizzare, spesso e volentieri concludendo col negare ciò che affermavano dieci anni fa. Anche questa dopotutto è storia. Alcune conclusioni un po’ più oggettive però credo le si possano ancora fare. La prima è che l’11/9 ha portato gli Stati Uniti verso una sorta di guerra virtuale contro il terrore. Guerra che ha condotto a due conflitti irrisolti come quelli in Iraq e in Afghanistan. Possiamo anche concludere che l’esportazione della democrazia nei paesi arabi, tanto proclamata da Jeorge W. Bush, è fallita, visto che le vere rivoluzioni gli arabi se le sono fatte dall’interno con le loro “primavere” (anche se prevedere come andranno a finire non è ancora dato saperlo). Possiamo anche dire che da anni il terrorismo è stranamente sceso nella scala delle priorità della comunità internazionale, e non perché lo si sia sconfitto del tutto. Abbiamo anche visto che Bin Laden – a quanto pare – non era poi così difficile da catturare. Qualcuno ha anche visto che al di là dello spettacolo sapientemente offerto dalle televisioni di tutto il mondo, dietro all’11/9 ci sono tanti enigmi e misteri irrisolti. Dal crollo delle torri – a quanto pare, improbabile con il solo schianto di un aereo – fino all’aereo che si è schiantato contro il Pentagono, di cui non vi è una chiara traccia video. Certo, in questo decennio di tesi complottiste se ne sono avanzate tante. A partire da quella sul Niger-gate, che poi avrebbe portato al conflitto iracheno, e ben raccontata da un magistrato italiano, Ferdinando Imposimato, nel libro “La grande menzogna. Il ruolo del Mossad, l’enigma del Niger-gate, la minaccia atomica dell’Iran”.
Insomma, di storie, più che di storia, da raccontare sull’11/9 ce ne sarebbero parecchie. È normale che i riflettori in questi giorni sono puntati sulle vittime, su quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo e su quei terribili attimi. È un atto dovuto. Una sorta di memoria che deve impegnare ognuno di noi a non dimenticare quanto accaduto. Per ricordare, però, bisogna allo stesso momento capire il perché di quei terribili fatti. La storiella che due arei dirottati da due terroristi in grado di svolazzare felici per i cieli della più grossa potenza del mondo si siano schiantati contro il World Trade Center non sembra più reggere un granchè. Anche per i meno complottisti.
AV
Nessun commento:
Posta un commento