lunedì 11 luglio 2011

E' ufficiale: siamo sotto attacco!

I ministri delle Finanze di Italia, Spagna e Germania alla riunione dell'Eurogruppo di oggi a Bruxelles.
















"La forza militare non conta piú. Hedge fund ed agenzie di rating prendono il posto di panzer e baionette. A determinare ascesa e caduta di uno stato è la salute dei suoi conti". 

Queste parole sono state scritte poco più di un anno fa in un post da me pubblicato in occasione della crisi del debito greco (leggi il post). Oggi che la speculazione dei mercati finanziari sta colpendo Italia e Spagna quelle parole sembrano risaltare con ancora più forza agli occhi di chi le legge. La parola attacco, mutuata dal linguaggio bellico, domina ormai la realtà dei mercati. Un campo di battaglia nel quale si delinea in maniera netta la possibile ascesa e caduta di uno stato o di un sistema di stati come l'Unione Europea. 

Con l'entrata nel mirino delle famose agenzie di rating di stati come Italia e Spagna (la terza e la quarta rispettivamente economia dell'eurozona) ci troviamo di fronte ad un gioco - quello della speculazione - potenzialmente in grado di far saltare la moneta unica e quindi di destabilizzare l'intera economia continentale, se non mondiale. I gravissimi rischi che corriamo in queste ore non sono infatti legati al semplice ribasso dei nostri titoli di stato, il cui spread rispetto ai Bund tedeschi ha toccato oggi i 280 punti per l'Italia e i 300 per la Spagna. I gravi rischi su cui tutti devono interrogarsi riguardano anzitutto la possibilità che il default  del nostro paese o dei cugini iberici possa tirarsi dietro l'intero continente e quindi decenni di integrazione economica e monetaria. Infatti, se questa macelleria finanziaria dovesse continuare l'euro potrebbe essere davvero a rischio. Di fronte a tutto ciò e al di là degli errori commessi dalle pigre economie dell'Europa mediterranea, in grado di generare solo spesa pubblica, crescita bassa ed elevati tassi di corruzione, l'Europa non può assolutamente permettersi di perdere la moneta unica. 

Sappiamo bene che è necessario un mea culpa. Che i fautori di questo stato di cose sono sistemi sociali e politici molto diversi dai virtuosi stati del nord Europa. Tuttavia, permettere che il fianco scoperto del debito pubblico possa lasciar gioco facile a chi semplicemente alzando una cornetta fa andare giù a picco interi mercati è davvero troppo. Soltanto oggi, Milano ha perso quasi il 4%, e questo nonostante le dichiarazioni rassicuranti fatte oggi dalla cancelliera Angela Merkel sulla nostra manovra finanziaria, in discussione in questi giorni in Parlamento. 

Ora, al di là dei festeggiamenti di rito, nei 150 anni di questa nazione il vero regalo sarebbe poche parole e molti fatti. Il silenzio di questi giorni del nostro premier sembra andare nella giusta direzione. Vediamo quanto dura. 

AV

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