Nell'Italietta chiusa a riccio sulle vicende di casa propria, mi sarebbe piaciuto trovare sulla stampa un bel reportage dedicato ad uno dei tre genocidi più gravi del '900.
E purtroppo, i riflettori dei media italiani anziché essere puntati su Kigali, capitale del Ruanda, hanno preferito la solita poltiglia fatta di non notizie.
20 years since Rwanda's genocide, the country's commemoration in pictures: http://t.co/T7GKhCAXYn #Rwanda20yrs pic.twitter.com/LZt2hekYv1
— BBC News (World) (@BBCWorld) 7 Aprile 2014
Mi sarebbe piaciuto che si parlasse di Ruanda perché esattamente vent'anni fa, nella notte tra il 6 e il 7 aprile del 1994, iniziava uno dei peggiori massacri avuti luogo dal secondo dopoguerra in poi: il genocidio compiuto dall'etnia hutu nei confronti dei propri fratelli ruandesi di etnia tutsi. Una strage per fortuna durata solo pochi mesi (il conflitto sarebbe terminato il 16 luglio dello stesso anno) ma che provocò la folle uccisione, giustificata come pulizia etnica, di 800mila persone.
La commemorazione di oggi riapre molte ferite. Quelle di un paese e di un intero continente, dove lo spettro del neocolonialismo ottocentesco ha lasciato piaghe e ferite difficili da rimarginare (per saperne di più sul genocidio ruandese clicca qui).
Dalle commemorazioni di oggi a Kigali, alle quali prenderanno parte il segretario dell'ONU Ban-Ki Moon e l'attuale presidente del Ruanda, Paul Kagame, una figura piuttosto controversa, il paese cerca di riunirsi attorno alle proprie vittime. Attorno a quel sangue provocato dalle stesse mani fraterne, forse istigate da menti occidentali. Un paese che cerca di uscire dalla pagina più buia del proprio libro di storia, affidandosi anche alle sapienti mani di grandi agenzie di PR londinesi, come fece qualche anno fa, per rilanciare la propria immagine.
Ma mentre si cerca di rilanciare il Ruanda, raccontandolo attraverso gli indicatori economici, il genocidio avvenuto in quel paese vive il grande paradosso che di un massacro così documentato e così vicino ai nostri giorni poco si parli. Molti dei nostri giovani, nemmeno sanno cosa sia avvenuto in Ruanda in quel non lontano 1994. Non sono bastati nè un film (Hotel Ruanda) nè pagine e pagine di inchiostro e reportage per far imprimere nella mente dell'uomo l'esistenza di questo genocidio, uno dei più gravi della storia recente dopo quello armeno per mano turca e la Shoah.