L'ora è giunta. Il tanto atteso momento del rinnovo di tante amministrazioni locali è infatti imminente. Eppure queste elezioni saranno molto diverse rispetto a quelle cui abbiamo assistito finora. Anzitutto perchè questa tornata elettorale segna il crollo delle formazioni partitiche tradizionali. Mai si è visto infatti un proliferare di liste civiche dove i partiti stanno al traino. Trucchetti elettorali per non metterci la faccia vista la cattiva fama di cui godono le formazioni partitiche? Può darsi. Ma c'è anche un'altra ragione a mio avviso. Esiste infatti l'esigenza di interpretare la politica al di là degli schieramenti. I partiti sono ormai etichette che poco si prestano ad interpretare la società contemporanea. Cosa divide un cittadino di sinistra o di centro da uno di destra se tutti e tre sono capaci e in grado di amministrare la propria città? Nulla! Assolutamente nulla! E a livello nazionale, la risposta cui la stessa politica non ha saputo dare risposta si chiama Governo Monti, dove centro, destra e sinistra stanno assieme per evitare il fallimento dello stato italiano.
E' possibile un governo di salute pubblica anche per le amministrazioni locali? Non solo è possibile ma è doveroso. Senza partigianeria ed estremismi, le forze più produttive e intelligenti di ogni città dovrebbero infatti unirsi e spendersi per il proprio territorio. Ma per farlo bisogna evitare la demagogia, il populismo e soprattutto il vecchio vizietto del clientelismo. Un esercizio, quello di rinuncia al clientelismo e al voto di scambio, che deve partire prima di tutto dai cittadini-elettori. E' difficile, specialmente nel meridione d'Italia, non chiedere ad un politico un posto di lavoro, una licenza per aprire un panificio, una visita medica o la spesa per un mese. Eppure, queste sono richieste da miseria, richieste che fa e soddisfa chi vuole vivere nella miseria. Bisogna invece chiedere a colui che votiamo di creare lavoro e le condizioni per lavorare e non il semplice tozzo di pane che dura da Natale a Santo Stefano. Bisogna chiedere contratti e non lavoro in nero. Bisogna chiedere una città più pulita e non sporca e sudicia. Bisogna aprirsi ad accogliere turisti presentando il posto in cui si vive con orgoglio. Bisogna lasciare amministrare chi non usa o userebbe soldi pubblici per mettere su la propria baracca. Giocare con il lavoro o con la salute dei cittadini, costringendoli a votarti in cambio di lavoro o prestazioni sanitarie gratuite è infatti quanto di più miserabile un popolo possa sopportare. E purtroppo questo e' uno spaccato del meridione d'Italia. E' lo spaccato di una regione come la Sicilia, che ha subito l'umiliazione di vedere amministrata la sua terra da due presidenti indagati e arrestati (è il caso di Cuffaro) per reati gravissimi. E' la fotografia delle prossime elezioni comunali dove il rischio che cambi tutto per non cambiare nulla, come ci ricorda Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo, è sempre dietro l'angolo.
Buon voto a tutti!
AV