"Cominciamo a prendere in considerazione il fatto che è una sconfitta per il governo", dichiara Adriano Celentano intervistato nel tardo pomeriggio da Enrico Mentana nello speciale di La7 dedicato al referendum. In effetti, a detta di molti la vittoria dei sì a questa tornata referendaria è stata l'ennesima mazzata per l'attuale maggioranza dopo la sconfitta alle amministrative.
La privatizzazione dell'acqua, il ritorno alla produzione di energia nucleare e il legittimo impedimento, questi i temi su cui gli italiani sono stati chiamati a pronunciarsi attraverso un referendum abrogativo nelle giornate del 12 e 13 giugno. Quattro schede che il 57% e più degli aventi diritto al voto in Italia ha voluto prendere in mano per apporre il proprio sì contro l'energia nucleare, a favore dell'acqua pubblica e del principio che la legge è uguale per tutti.
Da anni i referendum non raggiungevano il quorum in Italia, riuscendo a superare la soglia del 50% degli aventi diritto al voto. Cosa è accaduto stavolta? Da cos'è dipesa quest'inversione di tendenza?
Anzitutto dal fatto che dal 1995 - ultima tornata referendaria in cui il quorum è stato raggiunto - in poi i referendum hanno riguardato temi che poco importavano nell'immediato la vita delle persone. Evidentemente, il cittadino italiano ha percepito che avere una centrale nucleare dietro casa o l'acqua privatizzata costituisce un problema molto più importante della più tecnica riforma costituzionale. Altro aspetto, forse più importante, riguarda la sconfitta del governo e della persona del premier. Se non altro perché non passa il quesito referendario sul legittimo impedimento. Un tema questo fortemente legato a quello della giustizia e su cui Berlusconi ha speso oltre 3 anni del suo mandato dal punto di vista della dialettica politica. Sconfitta che se sommata al voto di Napoli e Milano delle scorse settimane non fa altro che indebolire il governo. E non a caso le prime dichiarazioni che tentano di dare il quadro di quanto complessa sia la situazione nella maggioranza arrivano dalla Lega e per bocca di una delle più autorevoli e meno berlusconiane tra le camicie verdi. A poche ore dalla chiusura delle urne, il ministro degli interni Roberto Maroni dichiara infatti seccamente al Corriere: "o si cambia o si vota".
Le percentuali di voto dei singoli quesiti referendari |
Credo che, a partire da domani, tutte queste vittorie dovranno far riflettere ognuno di noi su cosa significhi partecipazione, democrazia, avere un ambiente più pulito e sapere che la legge è uguale per tutti.
E c'è già chi la chiama una nuova primavera. Staremo a vedere.
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