Ground Zero |
Sono passati nove anni da quei tragici attentati, e come ogni anno assistiamo allo stesso spettacolo. A ridosso dell'11/9 cresce infatti l'impegno nel far crescere il livello di allerta e il rischio di attacchi terroristici. Tutti i ministri dell'interno dei paesi occidentali si accapigliano per emettere i consueti bollettini di guerra, avvertendo qua e là che la minaccia del terrorismo è reale e non è ancora terminata. Insomma, il messaggio è sempre lo stesso, forte e chiaro: la guerra al terrore non è finita. Al Qaeda c'è ancora e Bin Laden è sempre il nostro nemico numero uno. E così, quella che dovrebbe essere la giornata della memoria, l’11/9 del “Siamo tutti Americani”, si trasforma nell'ennesima giornata per riaffermare quelle guerre e rilanciare l’attacco. Lo scontro di civiltà. La lotta all’immigrazione clandestina perché esporta il terrorismo qui da noi. La logica amico-nemico. Gli argomenti e i pretesti sono infiniti pur di ribadire quel concetto.
Quest’anno l’attenzione dei media si è invece concentrata sulle follie del “reverendo” Terry Jones, pastore con la pistola che anziché studiare bene le scritture della sua religione (tutte ispirate all'amatevi gli un gli altri) pensa bene di bruciare le scritture altrui, inventandosi il "Burn a Quran Day" e allo stesso tempo tradendo il proprio credo. Fortunatamente una panzana. Una bravata. Una simpatica bravata che ha però distolto, anche quest’anno, l’attenzione sul grande interrogativo. Chi c’è dietro gli attentati dell’11 settembre? Decine di associazioni composte dai familiari delle vittime attendono da tempo risposta sugli infiniti enigmi che ruotano attorno all'11/9. Un’America stranamente vulnerabile che in un solo giorno permette ai simboli dell’economia e al santuario della difesa (il Pentagono) di essere distrutti con uno show che ha incollato tutto il mondo agli schermi. Nessuno si interroga. Nessuno chiede più spiegazioni. I circuiti internazionali mandano a ruota quelle immagini. La catastrofe. La tragedia.
E già! È molto più facile continuare ad impressionare con questo tipo di narrazione che mettere in scena gli infiniti interrogativi che circondano quella data e tutti i suoi vigliacchi complici. Da Bush jr al Mossad. Da Al Quaeda a Robert Gates. Dal petrolio alla sicurezza di Israele.
AV
Quest’anno l’attenzione dei media si è invece concentrata sulle follie del “reverendo” Terry Jones, pastore con la pistola che anziché studiare bene le scritture della sua religione (tutte ispirate all'amatevi gli un gli altri) pensa bene di bruciare le scritture altrui, inventandosi il "Burn a Quran Day" e allo stesso tempo tradendo il proprio credo. Fortunatamente una panzana. Una bravata. Una simpatica bravata che ha però distolto, anche quest’anno, l’attenzione sul grande interrogativo. Chi c’è dietro gli attentati dell’11 settembre? Decine di associazioni composte dai familiari delle vittime attendono da tempo risposta sugli infiniti enigmi che ruotano attorno all'11/9. Un’America stranamente vulnerabile che in un solo giorno permette ai simboli dell’economia e al santuario della difesa (il Pentagono) di essere distrutti con uno show che ha incollato tutto il mondo agli schermi. Nessuno si interroga. Nessuno chiede più spiegazioni. I circuiti internazionali mandano a ruota quelle immagini. La catastrofe. La tragedia.
E già! È molto più facile continuare ad impressionare con questo tipo di narrazione che mettere in scena gli infiniti interrogativi che circondano quella data e tutti i suoi vigliacchi complici. Da Bush jr al Mossad. Da Al Quaeda a Robert Gates. Dal petrolio alla sicurezza di Israele.
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