martedì 3 agosto 2010

Bell'affare centrista al Csm

Napolitano e il nuovo presidente del CSM Vietti
Quest'oggi, il tg l'ho pututo ascoltare solo in radio. Un telegiornale a tutti gli effetti, per carità, ma senza immagini. Una caratteristica, quest'ultima, che può comportare qualche problema. Specie per chi, come me, ha una pessima memoria nel ricordare i nomi e nell'associare questi ultimi a dei volti.
Notizie del giorno: l’anniversario della strage di Bologna e l'assenza del governo alle commemorazioni per la prima volta nella storia; una buona dose di “I finiani e l’odissea Berlusconi”; un altro pizzico di fango su L’Aquila post-terremoto; un assaggio della vicenda P3 e la sfiducia a Caliendo. Forza dell’abitudine, ma le mie orecchie si sono ormai assuefatte a questa latrina di eventi. Tutto nella normalità, quindi.

Tutto tranne l’elezione del vicepresidente del Csm. Sentivo parlare da giorni di questa fatidica elezione dei membri laici – chissà poi perché laici - del Consiglio Superiore della Magistratura. La sentivo sollecitare dal Quirinale. “Arriverà senz’altro prima della chiusura dei lavori parlamentari”, facevano sapere Fini e Schifani. Ed in effetti l'elezione c'è stata. E con essa anche quella del suo vicepresidente. “Michele Vietti è il nuovo vicepresidente del Csm”, esclama il giornalista alla radio. Il nome non mi è nuovo! Ma con l'handicap dell'assenza di immagini non ho alcun volto da associare. Comincio a fare alcune ipotesi su chi fosse questo Vietti. La piú accreditata: “l'ennesimo al soldo di qualche partito”. In serata ho finalmente la possibilità di accendere la TV. “Michele Vietti è il nuovo vicepresidente del Csm. Il servizio”, annuncia il giornalista. Ed eccolo apparire davanti ai miei occhi! Altro che sconosciuto! L'uomo di Casini è piú che noto! Ed ecco tradursi in fatti anche la solerzia delle tre più alte cariche dello stato nel chiedere il rinnovo del Csm: eleggere a vicepresidente un ex sottosegretario alla giustizia che patrocinò il falso in bilancio nel secondo governo Berlusconi.

Che dire! Pare che baffuti, trapiantati o futuristi che siano, si stiano tutti affollando a corteggiare i centristi. Indipendentemente dalla loro specie.

Dimenticavo anch'io. Altra notizia del giorno la discesa in campo del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Peccato sia passata in sordina. Mi chiedo come mai!

AV

sabato 31 luglio 2010

Scene da un divorzio. Il compleanno del ministro Rotondi

Berlusconi arriva al compleanno di Rotondi

Con l'estate la qualità delle notizie tende ad essere ancora più scadente. Eppure la pubblicazione delle foto del compleanno di Gianfranco Rotondi la considero un grande colpo giornalistico. Anche perché è la sera del divorzio tra Silvio e Gianfranco, e alla festa c'è pure il premier!
Dalla scrivania del mio ufficio sfoglio l'intero catalogo di immagini. Interessante. Una festa organizzata ad arte. C’è Denis Verdini. C’è il sottosegretario Caliendo. Tutta l’associazione a delinquere di stampo politico – per dirla alla Di Pietro - e gli immancabili lacchè di corte. E poi c’è lui. Da solo. Mano nella mano con una bella mora. Mentre abbraccia Assunta Almirante e tiene in mano un libro con la foto del leader missino in copertina. Ha un viso disteso il premier, un'espressione beata, quasi angelica. Un volto placido. Di certo c'è sintonia tra i due protagonisti della foto. E questo a poche ore dal divorzio tra Silvio e l'altro storico leader del centro-destra italiano del dopo tangentopoli. E così l’istrione si fa fotografare con la signora, ben addobbata per l'occasione. Una foto. Anzi due. La prima in coppia. La seconda con il defunto marito in copertina, il quale - se interpellato - non credo sarebbe così felice nel veder associare il proprio volto a quello del Cavaliere del pietoso.
Ma la recita finisce presto e Silvio sente l'esigenza di tornare a fare quello che gli viene più naturale. Via quindi il sorriso ebete da finto bravo ragazzo. Gli ci vuole poco per rimettersi a fare il viveur. Belle donne a fianco (foto con Gabriella Giammanco); pronto a ricevere l'adulazione dei suoi dipendenti (foto con Augusto Minzolini); intento a parlar di affari (foto con Denis Verdini e Giacomo Caliendo). Insomma, scene da un divorzio.

AV

venerdì 30 luglio 2010

Bocchino, Granata, Fini e la cacciata




"Se no che fai? Mi cacci?" chiedeva Gianfranco a primavera inoltrata. La risposta arriverà solo a fine luglio, alla fine di una calda estate politica. Raccolta la provocazione ecco la cacciata. D'altronde, Gianfranco non ha mai perso occasione per parlar male della divinitá del centro-destra. Durante un premio dedicato a Paolo Borsellino, fu addirittura sorpreso a bisbigliare ad un magistrato che Silvio confondeva la leadership con la monarchia assoluta. Era novembre del 2009. Da allora in poi si doveva cercare una strategia, un modo per defenestrare lo scomodo parruccone ed eterno numero due. Nessun divorzio consensuale ma un atto politico unilaterale. Dopo la scenata di fronte alle telecamere, Silvio mette le valigie di Gianfranco fuori dalla porta. Lo ha mal sopportato, lo ha odiato. Proprio lui che ha fondato il partito dell'amore. pare abbia detto "non voglio piú sentir parlare di lui". Ma si sa lui è capriccioso come i bimbi, come un Luigi XIV che si sollazza tra cortigiane e lacché, dal Brasile a Villa Certosa.

Che giornata, il 29 luglio! Lui che delle regole se ne è sempre fregato consuma l'atto finale della vicenda nella cornice delle regole di partito, deferendo ai probi viri i sanculotti Bocchino, Granata e Bricolo. Sembrava una categoria tanto invisa al Cavaliere quella del giustizialismo ed invece ecco spuntare i togati di partito. Con Vittorio Mathieu – da non confondere con l’attore comico Walter Matthau – uomo sospettato di avere legami con la massoneriara, che in qualità di membro del collegio dei probi viri del Pdl si appresterà a giudicare i tre malcapitati. Ne viene fuori che chi pone la questione della legalitá é fuori dai giochi. Che i potenziali disonesti – Verdini, Caliendo e Cosentino – restano dentro ai giochi, mentre il ruolo dell’arbitro viene affidato ad un signore come Mathieu. Sembra la metafora di quello che accade nella nostra societá. Il furbo la fa franca.

I tre vengono cacciati perché hanno espresso posizioni incompatibili con quelle del partito. "Quali?", chiede Bianca Berlinguer a Maurizio Gasparri a Linea Notte. "Per esempio sull’immigrazione", risponde lui in quella che sembra un’imitazione dell’imitazione di Neri Marcoré. Bene. Ne prendiamo atto. Fini&co vanno cacciati perché hanno dissentito anzitutto sulle posizioni della maggioranza in tema di immigrazione. Nessun accenno sul fatto che da mesi parlassero di fare un pó di pulizia nella casetta delle libertà.

Ed ecco l'epilogo. I partiti personalizzati, i vertici politici ad Arcore, i Topolanek e i Blair in visita in Sardegna, Palazzo Grazioli trasformato in Palazzo Chigi. I soldi, il potere, il dominio dei mezzi di informazione, il patto col diavolo e il linguaggio di Pubblitalia in politica. Un cocktail che ci ha spiazzato tutti, probi e non. Tutti noi sapevamo che il dopo Berlusconi sarebbe stato lungo e travagliato. Quella di ieri é solo la prima puntata di una lunga stagione. Molti parlano dell’alba di una Terza Repubblica, altri di un’Italia nuova. Ma il restyling di un prodotto, che in fondo è rimasto lo stesso, é solo una strategia da supermercato. Per governare un paese ci vuole ben altro.

AV

martedì 11 maggio 2010

La crisi greca: speculazione, ottimismo e conflitti d’interesse

Mi chiedo se i 750 miliardi "salva euro" di BCE ed FMI dello scorso maggio siano serviti a salvare il vecchio continente dal baratro.
Nel 2008, all’indomani della crisi dei mutui americani, si parlava di qualcosa di simile alla crisi del ‘29. Da un lato si annunciava la morte del capitalismo, mentre dall'altro c'era chi confidava ancora nella tenuta del sistema. La crisi si vince con l'ottimismo, il sistema reggerà, ci siamo sentiti ripetere per mesi da un Silvio Berlusconi, che ha fatto della parola ottimismo la sua ricetta anticrisi. Oggi sappiamo - spesso sulla nostra pelle - che parole come ottimismo o amore non ci danno un nuovo posto di lavoro né ci permettono di portare il pane a casa. Sono trascorsi due anni e ancora attendiamo la ripresa. Vertici internazionali, dichiarazioni, ma anche molta improvvisazione, poca Europa e un’America sull’orlo del baratro, con la Cina che si prepara a tenere le redini dell'economia mondiale. Mi ricordo che sin dall'inizio della crisi ci veniva raccontato che questa si sarebbe presto trasferita dalle banche all’economia reale, che i consumi privati sarebbero calati e che ci sarebbe stato il taglio di qualche posto di lavoro. Poi tutto come prima.
Nessun Keynes contemporaneo ha voluto invece richiamare alla pubblica attenzione la presenza di una fase intermedia: la crisi della finanza statale. Presto, la Grecia diventa l’agnello sacrificale. Nessuno ce l’aveva mai detto, nessuno ci aveva avvertito. Cosí come, prima del 2008, nessuno aveva lanciato l’allarme su quei mutui. Pronto, dietro l'angolo, si aggira lo spettro della speculazione finanziaria. Obbiettivo: attaccare la finanza pubblica, nervo scoperto di molti stati europei. Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia e Grecia finiscono nel mirino.

La forza militare non conta piú. Hedge fund ed agenzie di rating prendono il posto di panzer e baionette. A determinare ascesa e caduta di uno stato è dunque la salute dei suoi conti. Agenzie come Standard&Poor’s che, nonostante i clamorosi errori di valutazione nei confronti di Parmalat e Lehman Brothers alla vigilia del loro colossale crack, riesce ancora ad ottenere credibilitá internazionale. Una credibilitá che le permette di giudicare il debito pubblico di Atene come “junk”, spazzatura, facendo cosí piombare i mercati nel panico. Generando episodi di distruzione e morte, di guerriglia urbana. La scorsa primavera, sono in tre a morire soffocati all’interno di una banca a causa di un incendio provocato da alcuni manifestanti ad Atene. Per non parlare di Moody’s, altra agenzia di rating, che nello stesso periodo ha messo sotto accusa i conti pubblici di altri paesi europei, Italia inclusa. Una valutazione, quella di Moody’s che costerá alle borse del continente ben 183 miliardi di euro di capitalizzazione in un solo giorno. Si tratta di veri e propri attacchi da parte di soggetti in conflitto d’interesse, visto che nel capitale di molte agenzie di rating figurano quotazioni in aziende i cui utili dipendono dalle loro valutazioni di mercato.
E sono proprio i conflitti di interesse che stanno affossando gli equilibri di stati, regioni, forse dell'intero sistema internazionale. Pensiamo all'Italia e a dove ci ha portato il problema dei numerosi conflitti di interessi.

Insomma tra personaggi politici ed agenzie di rating, siamo messi molto male. Adesso, attendiamo ottobre ed una nuova puntata della crisi economica.

AV

sabato 27 marzo 2010

Agitatore di folle

Berlusconi durante un comizio elettorale con Renata Polverini
Il 20 marzo a Roma si e’ assistito all’ennesimo show messo in campo da un vero e proprio Agitatore di Folle (o Agitatore Folle, boh?). La manifestazione del Pdl nella capitale e’ stata l’ennesima prova dell’illiberalita’ che caratterizza la persona di Silvio Berlusconi. Il culmine lo si raggiunge nel momento in cui Berlusconi sembra quasi chiedere alla folla una professione di fede. Un passaggio che ricorda piu' il culto della persona che l’adesione lucida ad una forza politica. Sembra di assistere ad una deriva antidemocratica. Ad un certo punto, il divo Silvio inscena giuramenti e fa proclami, assumendo toni che hanno tutto il sapore dello spot televisivo dove bisogna vendere qualcosa:ovviamente si tratta della sua persona e della sua immunita'! Non si tratta di principi, di idee o di programmi ma di parole mielate (che son sempre veleno!) pronunciate da un oratore in grado di ipnotizzare le folle. Con cosa? Con l’amore, dice lui! Tuttavia, sappiamo che si tratta di fumo! Fumo iniettato negli occhi degli italiani da molti, forse troppi anni. Amore contro Odio. Destra contro Sinistra. Buoni contro Cattivi. Eccola la dialettica dell'amore! Ed ecco che il suo unico linguaggio in Piazza San Giovanni diventa l’attacco dal palco a tutti coloro che non sono a sua immagine e somiglianza. I poteri dello Stato, la Giustizia, l'informazione e tutte quelle forze che lo contrastano democraticamente. Siamo di fronte all’ennesimo culto della persona, della guida suprema. Un ruolo che stride profondamente con le regole della democrazie.

Che fare? Come comportarsi di fronte ad un signore che la gente ammira non per i suoi meriti (pressoche’ inesistenti) ma per la sua forza comunicativa ed ipnotizzatrice? La sua oratoria conquista le menti pigre che non vogliono pensare ai problemi quotidiani. Ti tiene incollato allo schermo sussurrandoti quelle frasi rassicuranti che vorresti sentirti dire: tutto va bene! Bisogna essere ottimisti! L’amore vince sull'odio, etc. Frattanto, lui continua il suo show dal palco. Lui legge il patto per la liberta’. Lui fa mettere la mano sul cuore ai candidati a governatore. Lui fa da coreografo e ideatore della scena. Lui capisce che un modo per estrapolare il consenso delle masse nel XXI secolo e' quello di portare il linguaggio dello spettacolo in politica, regalando attimi di estasi mediatica a gente gia' drogata da troppa TV. Capisce che usare toni messianici in un paese profondamente cattolico come l'Italia è un modo per raccogliere nuovi adepti. Dal palco inventa riti farseschi che ricordano la Pontida di Umberto Bossi, in una continua costruzione di scene prese in prestito dal grande e piccolo schermo. "Che bello!" Si dicono in molti ... E’ umano! Troppo umano! E' uno di noi, come noi, in mezzo a noi!

Ovviamente, è più facile ridere e non pensarci più. Ripetere ad nauseam che se esiste un problema si tratta solo di un male piovuto dall’alto, che e’ colpa di un disegno, di un complotto ordito da giudici politicizzati, dall'informazione e dall'opposizione comunista. E intanto il paese piange, mentre il suo re fa i capricci nel palazzo.
Purtroppo, il giorno in cui la folla scoprirà il grande inganno, verserà lacrime amare e non di gioia. E allora sì che anche lei, quella folla, si chiederà: come siamo giunti a tanto?

AV