venerdì 3 dicembre 2010

GRAZIE MAESTRO!

Può darsi che il gesto del suicidio rimanga una questione irrisolta, specie per i cattolici. Tuttavia, questo non può dare a nessuno il diritto di oscurare completamente la figura di Mario Monicelli. Un maestro del cinema italiano che tanto ci ha regalato e tanto ha dato alla nostra amata Italia. Eppure, in questi giorni di lutto per il cinema italiano, il viziaccio maledetto è tornato: buttarla in politica. Mi chiedo come si possa commentare la morte di un grande del cinema dovendo affrontare per forza il delicato tema del suicidio. Ma soprattuto, mi chiedo quale sia il filo logico che consente di passare dal dibattito sul suicidio a quello sull'eutanasia. Come si fa, nei giorni in cui dovremmo ricordare chi ha dipinto vizi e viziacci della nostra penisola in maniera così pittoresca, rispolverare la terribile canzone Canto per la Vita, cantata qualche anno fa dagli stonati Bondi, La Russa e Castagnetti? Come si  può di fronte alla morte di uno dei pilastri della cultura italiana contemporanea? Come!? Eppure è successo. Radicali e pro eutanasia da una parte, cattolici e pro vita dall'altra. Il tutto in assenza del vero oggetto del dibattito: il maestro. Tuttavia, questi sciacalli non sono figli unici. Sono convinto che la politica sia lo specchio della società. E anche stavolta me ne è stata data la conferma.

Due giorni fa in occasione di un concerto organizzato dall'Istituto di Cultura Italiana di Istanbul a Gaziantep, in Turchia, ho chiesto ad uno dei presenti se non fosse stato il caso di omaggiare il maestro, dedicandogli una canzone. Il signore con accento romano mi risponde di no. "Perchè?", chiedo stupito. Si tratta di Monicelli mica di Neri Parenti, con tutto il rispetto. "Macchè, quello è morto suicida!" mi risponde. "E che c'entra?". "Pavarotti è stato du anni nel letto prima de morì. Ha scelto de rimanere e soffrire". "E Monicelli ha scelto di morire", rispondo io, "Non vedo qual'è il problema!". "Eh no! Perchè questi sono gesti che poi a gente imita. Gli artisti devono dare il buon esempio e comportarsi di conseguenza". Come dice Santa Romana Chiesa, avrebbe aggiunto se non lo avessi interrotto dicendogli: "guardi che l'arte è laica". 

Che la politica affronti la morte di un grande del cinema italiano con riferimento al gesto estremo, dividendosi come al solito tra guelfi e ghibellini, non mi sorprende. D'altronde, noi siamo il paese in cui ci si divide su tutto. 

Aspettiamoci nel futuro schieramenti opposti su tutto. Nella vuotezza della politica e della società stiamo ancora a creare inutili squadre. Non escluderei che nel futuro ci si divida seriamente in Parlamento tra chi vuole mettere la cipolla nella carbonara e chi no.

Insomma, la vita e la morte di Monicelli non possono essere oscurate da quel gesto. Nemmeno per un attimo. Bastava solo un semplice grazie maestro. Ma anche qui il paese ha fallito.

AV

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