
A partire da ieri, tutti e 28 i paesi dell'Unione sono stati chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento Europeo, una Camera di rappresentanti provenienti da tutto il continente, che avrà il compito di eleggere la nuova Commissione e approvare il bilancio UE per i prossimi cinque anni. Se però chiediamo a un passante qualsiasi chi erano i candidati alla Presidenza della Commissione, dubito che qualcuno di loro conosca la risposta.
In pochi sanno che circa l'82% dei decreti legislativi approvati dal nostro parlamento è attuazione di direttive europee. E non è difficile pensare che qualcosa di simile avvenga anche negli altri paesi dell'UE.
Di fronte a uno scenario simile, con una presenza sempre più crescente dell'Europa nelle nostre vite quotidiane, non è più possibile ridurre le elezioni europee ad elezioni di serie B, fomentando l'astensionismo. Non si può far vincere il confronto elettorale a chi parla di quanto brutta e cattiva sia l'Europa, mentre chi dovrebbe raccontarci quanto è bella e utile questa invenzione di Schuman, Spinelli, Adenauer e Monnet, tace e si concentra su questioni di tutt'altro genere.
Bisogna ripartire dall'educazione e dalle nuove generazioni. Spiegargli cos'è l'Europa, e soprattutto cos'era il nostro continente prima che nascesse l'Unione. Mi sembra il minimo se si vuole evitare lo sfascio di uno dei progetti politici più interessanti e lungimiranti della storia del nostro continente.
AV
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